Clienti vs Designer: I 7 Tipi Peggiori!

Chi per lavoro fa il designer sa bene che questa professione non significa solo stare seduti per ore davanti al computer a realizzare idee creative. Questo lavoro richiede anche grandi capacità di self control, comunicazione e mediazione con i clienti: sia che riguardi richieste assurde o problemi di pagamento, i clienti sono sempre una fonte costante di tensione e di sforzo mentale per i designers. Ma come dico sempre, la prima qualità che deve necessariamente avere un graphic designer non è la creatività…ma la pazienza e la capacità di mediazione! Nella mia carriera ho avuto a che fare con centinaia di clienti, ed ormai riesco a capire che tipi sono in 5 minuti! Si tratta dei soliti furbetti che, grazie ad alcune frasi o atteggiamenti comuni, potete anche voi inquadrare facilmente. Dal furbo al tirchio, fino ad arrivare al confuso e all’arrogante. Ce n’è per tutti i gusti! Fate quindi attenzione ai seguenti campanelli d’allarme.

1. “Il Confuso”

Non so, mandami qualche bozza e poi ti dico…“. Una delle frasi che non vorremmo mai sentire! Lavorare senza avere delle linee guida è frustrante e rischioso, perché per noi potrebbe significare perdere tempo a realizzare qualcosa che non rispecchia poi la vera idea del cliente. Ma noi siamo designer, non indovini! Ecco perché la redazione del brief è essenziale, perché contiene tutte le informazioni necessarie per la realizzazione di un buon lavoro: preferenze estetiche, esigenze, target, messaggi da comunicare etc. Se il cliente si dimostra ancora confuso su alcune argomentazioni, potreste fargli vedere qualche lavoro che avete svolto in passato: sito internet, biglietto da visita o logo. Come sempre, vi invito a rendere partecipe il cliente di ogni fase del progetto facendogli accettare ogni dettaglio, in modo da non dover lavorare in seguito su continue modifiche.

2. “L’Usurpatore”

A quanti di voi è capitato di svolgere un lavoro in subappalto, di cui alla fine non vi è stata riconosciuta la paternità? Mettete le cose in chiaro fin dall’inizio: anche rinunciare alla paternità della propria opera ha un costo! Primo perché si tratta di un lavoro che non potrete mai inserire nel vostro portfolio personale, essendo “ufficialmente” un lavoro svolto dal vostro cliente. In secondo luogo, per voi rappresenta una perdita in immagine e in potenziale pubblicitario. Nel preventivo, quindi, vi consiglio di riportare due importi diversi, a seconda se sarete riconosciuto o meno come creatore/designer del lavoro. Così, anche se la vostra figura professionale ne verrà sminuita, ne riceverete almeno un indennizzo.

3. “Il Frettoloso”

Quanti clienti hanno esordito con la frase “Mi raccomando, i tempi sono strettissimi. Devo avere il lavoro entro una settimana“. La fretta è sempre una cattiva consigliera, soprattutto per chi fa il designer. Un lavoro di qualità richiede tempo, perché ogni progetto è formato da varie fasi che richiedono una certa dose di concentrazione e pazienza. Siate chiari con il cliente: se non ritenete di potercela fare, fatelo subito presente spiegandogli tutte le motivazioni del caso. E’ anche vero che alcuni clienti usano spesso questa “tecnica” per ottenere uno sconto, in quanto nella loro testa scatta il concetto “Poco tempo = pochi soldi“. Senza contare che può sempre rivelarsi un’ottima scusa per dichiararsi insoddisfatto del vostro lavoro, magari per un solo giorno di ritardo. Allora potrebbe anche sentirsi autorizzato a non pagarvi! Quindi, oltre alle tempistiche di consegna, definite nel contratto con il cliente anche i tempi massimi entro cui sarà finito il progetto.

4. “Il Risparmiatore…Furbo”

Personalmente, è il tipo di cliente che mi capita più spesso. Mi riferisco a quelli che dicono frasi del tipo “Ho altri lavori da commissionarti, dai…fammi uno sconto“. Ricordate che alla furbizia si risponde con furbizia, senza essere inopportuni o offensivi. Una possibile risposta da parte del designer potrebbe essere: “Allora non è un problema per voi se lo sconto lo applico sul prossimo lavoro?“. Personalmente, applico degli sconti solo ai vecchi clienti con cui nel tempo si è ormai instaurato un rapporto di fiducia. Persone di cui ormai conosco la lealtà e onestà.

5. “Il Procrastinatore”

Scusa ora non posso pagarti, sto aspettando il pagamento di una fattura. Appena mi arriva ti pago“, “Sto avendo dei problemi e ora non posso pagarti. Facciamo un conto unico con il prossimo lavoro“. Quante volte mi è toccato sentire queste frasi! Lavorare senza la minima garanzia di essere pagati, è certamente frustrante. Ma anche ingiusto. Per questo motivo, il designer deve sempre pretendere un acconto. Soprattutto se non conoscete il cliente. Ovviamente, sempre offrendo loro una ricevuta, fattura, ritenuta d’acconto o contratto.

6. “L’Approfittatore”

Molti clienti credono (o pretendono) che alcuni lavori gli siano dovuti o già inclusi nella richiesta iniziale! Ti chiedono un sito internet e vogliono anche il restyling del logo. Ti chiedono un logo e pretendono anche la carta intestata o il bigliettino da visita inclusi nel prezzo. Capita spesso che uno di loro se ne esca con frasi del tipo: “Dai, tanto lo fai al computer” oppure “E’ roba di 5 minuti!” Il solo obbligo che il designer ha verso il cliente è quello di offrirgli sempre e comunque un lavoro professionale. Come per gli sconti, siamo noi a decidere se e cosa “regalare”. Come sempre, vi invito a mettere fin da subito le cose in chiaro.

7. “Il Tuttologo”

Non è raro trovare quel cliente che cerca di “sostituirsi” al designer dispensando consigli e strategie! Ma gli esperti non sono loro, anche perché sarebbe raro trovare qualcuno che ne sa più di noi per quanto riguarda il senso estetico, trend e abbinamenti cromatici corretti. Personalmente, questo problema l’ho avuto principalmente quando mi è toccato lavorare con qualche architetto o ingegnere. Soprattutto i primi, in quanto cercano sempre di imporre al designer la loro visione del progetto reputandosi esperti del settore. Ma il design e l’architettura sono due materie ben distinte. Se uno di loro vi chiede di eseguire un progetto, è perché loro stessi non si ritengono qualificati a farlo! E anche se spesso ho dovuto mandar giù bocconi amari, vi consiglio di armarvi di pazienza e cercare sempre di esporre la vostra idea al cliente, motivandola punto per punto. Insistere è spesso inutile: anche se le vostre argomentazioni sono corrette, impuntarsi può farvi perdere il cliente! Alla fine, quello che conta è la sua soddisfazione e che paghi per il lavoro svolto. Il resto è solo una semplice soddisfazione personale che, a volte, può anche essere messa da parte per fidelizzare un cliente.

Qualcuno di voi ha avuto a che fare con clienti simili? Raccontateci la vostra esperienza commentando questo articolo.

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